COSENZA – Il polifunzionale dei BoCS Art è stato il luogo che ha ospitato, in un’atmosfera assolutamente informale, il talk “The urban Break”, nel corso del quale si sono relazionati gli organizzatori Simona La Neve e Francesca Cirillo, gli artisti della seconda sessione dei Bocs Art, gli ospiti esterni e i relatori – Paola Cannavò, docente di Tecnica Urbanistica all’Università della Calabria, la storica d’arte Anna Cipparrone, ex direttrice del Museo Arti e Mestieri di Cosenza, il critico d’arte e direttore del Museo MA-BOS Roberto Sottile.
Un allestimento evocativo del tema dell’intervallo, del break come fuga dall’esubero di immagini, è stato l’input per parlare del vuoto come stimolo per la progettazione temporanea. I frammenti di spazi inutilizzati e sottoutilizzati nella città rispecchiano la tendenza della cultura del riuso temporaneo, codificato dalle esperienze berlinesi e in Italia dall’associazione Temporiuso.net.
Ha supportato la discussione, la presentazione degli ultimi progetti di Paola Cannavò, Anna Cipparrone e Roberto Sottile. In particolare, la prof.ssa Cannavò ha sottolineato – mostrando le immagini del progetto associativo Landworks – come il centro storico di Cosenza sia pieno di vuoti che possono non coincidere con l’abbandono se rivisitati e denotati da più professionalità creative.
Un gruppo di artisti, vicini al territorio romano, ha creato interessanti analogie tra le due città pur rammentando che la rivalutazione dei vuoti, a Roma come a Cosenza, è manifestazione del reale periodo di crisi che l’Italia sta vivendo.
La decadenza di alcuni centri storici ad oggi costituisce una denuncia e al contempo un’ opportunità.
Durante il dibattito, non è mancata qualche riflessione critica sul sistema dei BoCS Art in relazione al centro storico, sulla delocalizzazione delle attività creative e sul progetto di riqualificazione dell’area fluviale. Come ha ricordato la storica dell’arte Anna Cipparrone “Cosenza fino a qualche anno fa aveva dimenticato di vivere su due fiumi”.
Alcuni artisti hanno sottolineato che oggi il limite dei BoCS Art è l’isolamento, quasi un micro sistema suburbano in cui l’idea della cittadella “fluviale” verso il centro storico, deve ancora radicarsi. Va detto però che l’area dei Bocs Art non deve essere intesa come una mera delocalizzazione delle attività creative ma come un innesto, un luogo in cui non ci si deve porre in posizione di attesa, ma creare sempre maggiori incursioni degli artisti nel centro storico, per cercare il radicamento nel tessuto sociale del centro storico.
Il direttore del nuovo Museo dell’Arte del Bosco della Sila Roberto Sottile ha invece testimoniato ulteriori strade ed esperienze nel territorio come quelle del centro storico di Rende e del Museo che dirige, in cui la relazione con il contesto sociale – anche in questo caso – può avvenire gradatamente.