Questa notte, 17 marzo 2020, la costa tirrenica della Calabria è stata interessata da una sequenza sismica, iniziata con un terremoto di magnitudo 2.5 alle ore 01:47:19 italiane e seguita, dopo 5 minuti, alle ore 01:52:54 italiane, dal terremoto più forte registrato finora nell’area, di magnitudo Mw 3.9 (Ml 3.9).
Nelle ore successive la sequenza è proseguita con una ventina di eventi, tutti di magnitudo inferiore. Solo altri due terremoti hanno superato magnitudo 3.0: il terremoto delle ore 01:55:51 italiane di magnitudo 3.4 e quello delle ore 02:02:43 italiane di magnitudo 3.5.
La zona interessata è alla foce del fiume Savuto, tra le province di Catanzaro e Cosenza, tra i comuni di Nocera Terinese, Serra d’Aiello, Falerna, San Mango d’Aquino e Amantea.
Sequenze di questo tipo sono comuni in Calabria, così come in molte altre regioni d’Italia. Statisticamente, la maggior parte di esse termina dopo pochi giorni o qualche settimana, ma in alcuni casi possono durare più a lungo, soprattutto nei casi in cui si manifesti un terremoto più forte. Ricordiamo che negli ultimi mesi la Calabria è stata interessata da altre sequenze con eventi di magnitudo comparabile con quella odierna, lungo il versante meridionale della Sila, lungo la costa ionica crotonese vicino Cirò Marina (KR) e lungo la costa ionica catanzarese vicino Catanzaro Lido.
Gli eventi di questa notte sono stati avvertiti distintamente dalla popolazione, come si evince dalle Mappe del risentimento sismico in scala MCSelaborate per i 3 terremoti di magnitudo maggiore di 3.0 a partire dai questionari online elaborati e disponibili sul sito www.haisentitoilterremoto.it.
Non è semplice trovare terremoti storici analoghi con epicentro in mare. Generalmente i terremoti del catalogo storico sono localizzati dove si hanno le osservazioni di danneggiamento maggiori, quindi comunque in terra. Se però si osserva una distribuzione parziale o asimmetrica delle località costiere interessate da un terremoto storico, si può ipotizzare che il terremoto abbia avuto epicentro in mare.
Nel caso della costa tirrenica interessata dall’evento odierno, nel Catalogo Parametrico dei Terremoti Italiani (CPTI15) troviamo un evento sismico vicino all’area interessata dai terremoti odierni. Parliamo dell’evento del 2 ottobre 1743 per il quale è disponibile solo l’osservazione macrosismica per la città di Amantea (intensità MCS pari al VII grado) e che potrebbe essere avvenuto in mare. La magnitudo stimata per quell’evento è di 5.1.
L’area interessata dall’attuale sequenza è molto vicina alla zona dell’appennino calabro che ha pericolosità sismica molto alta, come testimoniato da alcuni forti terremoti che soprattutto fra il Seicento e il Settecento hanno colpito diversi settori del territorio regionale.
Riguardo a un possibile collegamento con l’attività vulcanica dello Stromboli, di cui abbiamo letto su alcuni social media (anche sui commenti della nostra pagina Faceboook), va precisato che il vulcano è costantemente attivo (tanto da dare il nome a un tipo di attività vulcanica, definita appunto “stromboliana”) e non ci sono al momento anomalie nel suo comportamento, come ci confermano i colleghi dell’Osservatorio Etneo dell’INGV. Inoltre, la distanza tra la zona sismica attiva al momento e il vulcano è di circa 80 km, una distanza molto grande per ipotizzare un collegamento di qualche tipo tra i due fenomeni.