L’Italia e il burkini in piscina, tra imbarazzi e dubbi sui divieti

L'Italia e il burkini in piscina, tra imbarazzi e dubbi sui divietiDonne musulmane e burkini, vestite da capo a piedi per un bagno a mare o in piscina. Come si comporta l’Italia? Il tema che infiamma la Francia dopo la netta presa di posizione del premier francese Manuel Valls contro l’indumento da bagno delle musulmane che copre l’intero corpo e il capo “incompatibile con i valori della Francia e della Repubblica” perchè è “l’espressione di un’ideologia basata sull’asservimento della donna” ha avuto alcuni precedenti anche in Italia, con polemiche e prese di posizioni tra pro e contro, ma finora non ha mai lacerato l’opinione pubblica.

Con pochi casi, poi naufragati, di espliciti divieti di utilizzo di quel “costume ascellare” come invece hanno stabilito alcuni comuni costieri francesi, come Cannes.

E con altrettanti residuali casi rimbalzati sulle cronache di esplicite e pubbliche proteste dei vicini di ombrellone per le donne col corpo tutto coperto apparse su lidi, spiagge e scogli: per via del minor numero di donne musulmane presenti in Italia rispetto alla Francia, ma anche per una certa noncurante tolleranza tipica, si direbbe, degli italiani in vacanza.

Piuttosto, i casi che più sono rimbalzati sulla cronaca in Italia riguardano soprattutto l’uso del burkini in piscina, con donne musulmane tutte coperte nelle piscine pubbliche viste più volte, raramente allontanate, quasi sempre contornate da sguardi perplessi, talvolta invitate a non presentarsi più con tutto quel tessuto sul corpo, rivendicando non questioni a sfondo religioso, queste sì assai incendiarie e controverse, piuttosto regolamenti Asl su norme igienico-sanitarie.

Aboudrar: “Ma vietare il burkini rischia di aumentare l’islamofobia”

Uno dei primi casi di donna in burkini che si è presentata a bordo piscina si verificò a Verona nel 2009. La scena sollevò soprattutto curiosità, ma anche qualche protesta di mamme con bambini impauriti, ma il direttore dell’impianto, subito interpellato, se la cavò in qualche modo: non ha invitato la giovane a lasciare la piscina, piuttosto le ha chiesto la composizione del tessuto del “burkini” per verificare se fosse a norma per poter essere usato in una piscina pubblica.

Quasi in contemporanea, a Varallo, comune in provincia di Vercelli, scoppiò una pesante polemica, stesso tema ma affrontato muscolarmente. L’allora sindaco Gianluca Buonanno, il parlamentare leghista scomparso di recente, decise tout court di vietare il burkini in tutte le piscine e lungo i fiumi e i torrenti nel territorio di Varallo Sesia, con annesse pesanti ammende, 500 euro, a chi non avesse rispettato il diniego. Finì poi che cinque anni dopo lo stesso Buonanno fu condannato da un tribunale a pagare lui stesso una multa, ma per discriminazione razziale.

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Più di recente, nel 2015, la piscina comunale di Bolzano è stata tra le prime a autorizzarlo esplicitamente nel suo impianto, che d’estate arriva ad ospitare contemporaneamente anche tremila frequentatori. “ll regolamento del Lido era stato scritto parecchi anni fa quando in Alto Adige non vivevano ancora donna musulmane, oppure se erano qui non frequentavano la piscina pubblica.

Oggi la realtà è un’altra e anche noi siamo stati chiamati – giustamente – ad adattarci ai tempi”, così aveva spiegato Gianni Felicetti, responsabile dell’impianto per il Comune.

E, sempre lo scorso anno, Ferrara organizzò un corso di nuoto per sole donne musulmane, con implicita la possibilità di presentarsi in burkini.

Qui però, almeno stando al racconto del responsabile del corso, tra la trentina di donne che parteciparono all’iniziativa, in pochissime si presentarono coperte da capo a piedi, la gran parte indossavano un casto costume intero e, insieme, un paio di pantaloncini corti.

La Repubblica

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