Rende, il vescovo Nolè ai giovani cresimandi: “Andare, incontrare, pregare… Beati noi se avremo amato!”

13383780_10205480376003594_966604078_oRENDE (CS) – Nel tardo pomeriggio di ieri nella chiesa dedicata a Gesù Misericordioso e che conserva la reliquia di Santa Faustina Kowalska ( la “segretaria” appunto della Divina Misericordia) è stato amministrato il Sacramento della Confermazione a 34 giovanissimi e 2 giovani. Una liturgia curata, un coro gioioso di giovani, i piccoli ministranti attentissimi nel servizio all’altare, hanno fatto da cornice.La chiesa che appartiene alla Parrocchia di Santa Maria della Consolazione sita in Arcavacata, ha visto la partecipazione come sempre di entrambe le comunità. I ragazzi con l’aiuto delle loro catechiste, Candia Gonelli, Loredana e Roberta Intrieri hanno vissuto un momento di grande gioia spirituale per la presenza del successore degli apostoli in mezzo a loro. Ed infatti celebrante tanto atteso e festeggiato, Monsignor Francesco Antonio Nolè, vescovo della nostra Diocesi di Cosenza – Bisignano.  Nato a Potenza il 9 giugno del 1948, è entrato ventunenne nei frati minori conventuali di Ravello, dell’Ordine dei Frati Minori Conventuali è stato Ministro Provinciale della Provincia di Napoli per otto anni. E’ stato ordinato sacerdote nel 1973 a Potenza. Il suo servizio è iniziato in Campania dove da Nocera si è spostato a Benevento e Portici. Nel 2000 è stato nominato Vescovo da Giovanni Paolo II e consacrato il 10 dicembre dello stesso anno nella Basilica Pontificia di Pompei. Monsignor Nolè il cui motto episcopale è “In semplicità e letizia” ha fatto il suo ingresso nella Diocesi cosentina, sabato 4 Luglio 2015.

13351177_10205480375763588_1421552208_oEd in “semplicità e letizia” Padre Francesco, è stato salutato dal Parroco, don Michele Buccieri che oltre ad aver brevemente illustrato al vescovo l’organigramma della Parrocchia ha condiviso: la gratitudine, la gioia e l’attesa dei fedeli per questa presenza di speranza. Sono stati poi presentati al vescovo i giovani cresimandi. Mons. Nolè che ha concelebrato con don Michele e con P.Emanuele, della vicina Parrocchia Universitaria di San Paolo Apostolo, ha tenuto un’omelia davvero intensa. Il brano del Vangelo di Luca con la vedova di Nain che perde il suo unico figlio e con Gesù che vede il pianto della donna e si commuove: “Ragazzo dico a te, alzati!”, Gesù che si lascia ferire dalle ferite di quel cuore, è il punto di partenza per la riflessione del presule.

Quante storie così anche oggi. Perché questo accanirsi, questa dismisura del male su spalle fragili? Due le domande cardine intorno alle quali ruoterà Monsignor Nolè: “Come è possibile che Dio sia un Dio della vita?”, e “Cos’è la vita?” … Nel Vangelo il racconto della prima reazione di Gesù: egli prova dolore per il dolore dell’uomo “perché Dio ci ha pensati vivi per sempre” esordisce Mons. Nolè e continua rivolgendosi ai ragazzi: “La vita è un dono prezioso che va accolto e considerato con cura dall’inizio alla fine. La verità che Gesù ci propone nel Vangelo è che non conta quanti anni si vive ma come si vive”. E di questa vita ne abbiamo responsabilità; il giovane del Vangelo viene restituito alla vita ma morirà di nuovo: “Gesù però nel suo accostarsi e dare di nuovo la vita al ragazzo lo restituisce alla madre, al suo abbraccio, all’amore. Il Vangelo, prosegue ancora Mons. Nolè terminerà dicendo che “Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio, dicendo: ‘Un grande profeta è sorto tra noi’. “Ecco il timore di Dio che tra poco riceverete nei doni dello Spirito Santo significa non giocare con i doni di Dio, con la famiglia, con i poveri, con gli ammalati. La nostra fede significa essere vicini a chi è nella prova, ad essere sempre dalla parte della vita. Beati noi se avremo amato!”.

Come Gesù siamo chiamati a guardare negli occhi chi ci è accanto. Quando ci fermiamo con qualcuno già facciamo molto per migliorare il mondo, non dimentichiamoci che ogni volta che Gesù nel Vangelo si ferma con qualcuno, gli parla, lo tocca, si commuove, condivide.

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13396595_10205480375683586_200223652_oAllora il Vescovo chiede ancora ai cresimandi di “guardare con gli occhi di Dio” per capire cosa il Signore vuole da noi, cercando nel Vangelo le risposte che contano: “Voi cresimandi tra poco dovrete dire: ‘Signore cosa vuoi che io faccia?’ ‘Ama la tua vita, ama gli altri, fatti prossimo iniziando dai familiari, i più soli, dagli amici’, ci dice Gesù dal Vangelo”, per poi allargare gli orizzonti verso una vita piena.

Si avvia alla conclusione Monsignor Nolè che indica tre parole per vivere da risorti: “Andare, a cercare nel Vangelo le risposte; incontrare: i poveri, gli ultimi, gli ammalati; pregare, qualunque sia la preghiera certi che Dio ci ama e che ognuno è un suo capolavoro, siamo figli suoi, amici suoi.”

La bella riflessione del Padre Arcivescovo si chiude con l’augurio che “lo Spirito Santo con i suoi doni vi dia di amare tutti, soprattutto coloro che non ci sono amici. Oggi, Cuore Immacolato di Maria affidiamo alla Madre, questi giovani, le loro famiglie, la comunità, la Diocesi”.

“Ragazzo, dico a te, alzati!” Questa parola di Cristo è per i cresimati, per la comunità di fedeli, per tutti noi. “Beati noi se avremo amato!”  E’ la consegna del Padre Arcivescovo. Perché la parola di Gesù ci restituisce  agli affetti che soli ci rendono vivi, alle relazioni d’amore, nelle quali soltanto troviamo la vita.

Luisa Loredana Vercillo

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